mercoledì 15 novembre 2017

75. José Eduardo Agualusa - Teoria generale dell'oblio

Credo che il Realismo Magico, come genere letterario, abbia cambiato la storia della letteratura mondiale. Parte dall'Europa, come di consueto, ma chi l'ha portato alla ribalta con più successo, secondo me, sono gli scrittori sudamericani della seconda metà del Novecento, come Gabriel García Márquez, che mica per niente vinse il Nobel. Non si è però certo fermato lì: più mi inoltro nelle letterature del mondo più noto che questa corrente è ancora piena di forza in molti Paesi in via di sviluppo, forse perché questo genere ben si adatta a raccontare Paesi in preda alla guerra, mischiandovi però le stranezze delle leggende e del folklore locale. Di certo è più facile raccontare la guerra se la vita delle persone è intrisa di un po' di magia...

José Eduardo Agualusa è, a quanto pare, uno dei più importanti scrittori contemporanei in lingua portoghese. Un'altra cosa che si impara girando per il mondo letterariamente è che i Paesi colonizzati dal Portogallo sono proprio tanti, sia in Africa che nel Sud-Est asiatico, e ancora oggi per loro la lingua della cultura è il portoghese. Uno di questi Paesi è l'Angola e Agualusa è proprio angolano, bianco ma angolano. Questa è un'altra delle cose che mi ha colpito molto nei libri ambientati in ex-colonie: la grande presenza di bianchi e meticci nella popolazione. Sarà che molti scrittori sono in effetti bianchi o di origini miste, ma nella mia mente l'Africa aveva colori molto più scuri. Be', buon per me e la mia ignoranza.
"Teoria generale dell'oblio" è un romanzo del 2012, che però io ho scoperto solo quest'anno perché è stato finalmente tradotto per Neri Pozza (una nota di pregio a Neri Pozza che, negli anni, ha portato in Italia molti romanzi di scrittori africani contemporanei). Mi ha attirato subito e, appena mi è arrivato, è finito in cima alla pila dei libri del mondo da leggere.

Il romanzo è ispirato a una storia vera. Diciamo che tutti gli elementi fondanti sono veramente successi, mentre il tocco di Realismo Magico è opera dell'autore. Protagonista della vicenda è Ludo, una donna portoghese affetta da un brutto caso di agorafobia, dovuto a un trauma adolescenziale spiegato soltanto nelle ultime pagine del romanzo. Essendo molto legata alla sorella, quando questa decise di sposare un uomo angolano e di trasferirsi con lui a Luanda Ludo si lasciò convincere a seguirla. Tutto sarebbe andato liscio se in Angola, pochi anni dopo, non fosse scoppiata la rivoluzione...
L'Angola ottenne l'indipendenza dal Portogallo nel 1975, in seguito a una rivoluzione armata che mise in campo una serie di forze diverse, perlopiù di ispirazione comunista, ma sostenute da mercenari di svariati Paesi, soldati sudafricani, congolesi, brasiliani e cubani. Com'è ovvio, l'instabilità del nuovo potere politico portò il Paese immediatamente alla guerra civile, che si protrasse in maniera particolarmente sanguinosa nel sud del Paese fino al 1988/1991. Non che sia del tutto cessata l'ostilità tra i gruppi politici interni: ancora nel 2004 lo stato era in una costante situazione di guerriglia e fu necessario l'intervento dell'ONU per aiutare il governo a catturare i ribelli... Ciononostante ad oggi l'Angola è un Paese mediamente benestante, dove in anni recenti c'è stato un grande sviluppo economico, grazie anche alla ricchezza principale del territorio: i diamanti.
Potremmo dire che il libro di Agualusa parla di tutto questo, ma ciò che noi percepiamo leggendolo è solo uno scorcio dei ribaltamenti storici e politici: Ludo infatti, terrorizzata dalla guerra e dalla scomparsa improvvisa della sorella e del cognato, si chiuse in casa e murò la porta d'ingresso, vivendo così in completa reclusione per più di vent'anni. Fu un bambino a ritrovarla, ormai invecchiata, quasi morta di fame e bisognosa di cure, un orfano di nome Sabalu che andò a vivere con lei e si prese cura di quella che da allora considerò la sua nuova famiglia.

"Teoria generale dell'oblio" è fondamentalmente la storia di una solitudine; anzi, più precisamente di una sparizione. Ci furono molte sparizioni misteriose in Angola in quegli anni, come riporta nel romanzo il giornalista Daniel Benchimol: non solo Ludo potrebbe non essere mai esistita, così come sparisce il suo appartamento, ma si narra di aerei interi che si sono come vaporizzati da un momento all'altro. Spariscono persone e animali, oggetti e persino luoghi.
Ludo, tra le mura della casa che è il suo unico riparo dal mondo, scrive: diari, quaderni di riflessioni, e finita la carta inizia ad usare le pareti: quella è la sua teoria dell'oblio, le memorie ed elucubrazioni di una donna sola ed isolata dal mondo, e che ciononostante ha ancora tanto da dire.
Mi ha affascinato molto il personaggio di Ludo e la sua strana, drammatica vita da reclusa. Una monaca di clausura laica, da un certo punto di vista, che coltiva la propria mente nascondendo il proprio corpo. Ho sofferto molto con lei il dramma della fame e della sete, della scelta di bruciare dei libri, di sacrificare altri esseri viventi alla propria sopravvivenza. Per quanto sia una donna distrutta dal proprio passato, Ludo è una lottatrice, una donna che non si arrende mai. Sarebbe stato facile lasciarsi morire in quella grande casa, nel silenzio della propria camera da letto, smettendo di mangiare e bere. Invece lei, assurdamente, vuole vivere. Dico assurdamente perché Ludo chiaramente vive una nonvita, essendo chiusa in casa e priva di affetti. Ci fa riflettere sul valore della vita, su ciò che significa davvero essere vivi.

Attorno a Ludo, nel romanzo, turbinano una miriade di altri personaggi. Inizialmente non si coglie davvero il nesso, ma quella è la magia: farli convergere tutti, spiegare ogni accadimento intrecciando la vita di una decina di persone legate dal destino. Devo ammettere che mi sono un po' persa tra i vari personaggi secondari, perché faticavo a ricordare i nomi e le loro storie, ognuna così diversa e particolare ma slegata dalle altre. Alla fine però tutto viene spiegato, acquista un senso, ogni curiosità del lettore viene soddisfatta.

Lo stile di Agualusa è semplice, scorrevole, i capitoli brevi fanno l'effetto delle ciliegie, uno tira l'altro. E' un romanzo piuttosto breve, 221 pagine in tutto, che mi sono divorata in 3 giorni e senza nemmeno avere tanto tempo per leggere.
L'unica nota negativa è che alla fine mi sembra che il romanzo sia andato un po' decrescendo in emozione. Mentre la prima metà, focalizzata soprattutto su Ludo, mi ha molto coinvolta (e infatti non riuscivo a smettere di leggere), nella seconda parte i molti personaggi frammentano un po' la narrazione, facendo diventare il racconto più vario ed avventuroso, ma portando via un po' di quello slancio emotivo di empatia con la protagonista. Perché diciamocelo, a parte il piccolo Sabalu c'è poco da empatizzare con gli altri.
Comunque "Teoria generale dell'oblio" è un bel libro, dalla storia curiosa e che dà prova di una grande capacità narrativa africana.

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