lunedì 18 settembre 2017

65. Rajaa Alsanea - Ragazze di Riad


All'inizio ho pensato di paragonare questo libro a "Sex and the City" versione saudita. Poi però mi sono resa conto che sarebbe stato superficiale, riduttivo e pure un po' stupido. "Ragazze di Riad" di Rajaa Alsanea è molto più di questo, in primis un racconto lieve ma fedele della vita delle giovani donne nell'Arabia Saudita dei primi anni 2000.
Ciononostante non devo essere stata l'unica a giudicare il libro in modo un po' leggero, a primo impatto, perché questo romanzo, che cercavo da qualche tempo, mi è piovuto in mano dal cestone dei libri rosa usati.

"Ragazze di Riad" non è il primo libro ambientato in Arabia Saudita che leggo. Qualche anno fa (ormai parecchi, sigh) comprai in forte sconto e lessi il libro autobiografico "In the Land of Invisible Women" della dottoressa americana di origini pakistane Qanta Ahmed. In esso la donna racconta la propria esperienza di lavoro in un ospedale internazionale in Arabia Saudita, soffermandosi sullo stile di vita e sulle difficoltà delle donne nel Paese. Quel libro, pubblicato nel 2008, e quello di Rajaa Alsanea, pubblicato nel 2005 (in Libano, perché non credo che l'Arabia Saudita abbia apprezzato...) concordano in molti punti, dipingendo un quadro della situazione piuttosto chiaro e coerente.
Probabilmente alcuni dettagli, dopo 10 anni, sono cambiati leggermente (ora le donne possono firmare, invece di utilizzare l'impronta digitale, e da un paio d'anni hanno diritto di voto, previa registrazione) ma non si può fingere che la condizione di vita delle saudite non sia limitata e castrante ben oltre il limite dei diritti umani.

(Mi permetto di consigliare comunque la lettura del libro di Qanta Ahmed a coloro che conoscono l'inglese; per i non anglofoni purtroppo non c'è alternativa, poiché il libro non è mai stato tradotto in italiano.)

Per essere più precisi si potrebbe dire che "Ragazze di Riad" è una via di mezzo tra il succitato "Sex and the City" e Jane Austen. La storia è condotta da una misteriosa narratrice, che si identifica solo come un'amica intima delle quattro protagoniste, e si compone di una serie di email fittizie inviate ad una mailing list nella quale racconta, appunto, della vita di quattro giovani donne saudite poco più che ventenni, ognuna alla ricerca della felicità, che inevitabilmente coincide con la scoperta dell'amore e la coronazione della relazione col matrimonio. Non tutte riusciranno a raggiungere il lieto fine sperato, ma ognuna vivrà un'esperienza diversa, che affronterà secondo il proprio carattere.

La prima cosa che colpisce, indubbiamente, è la morbosa fissazione che le ragazze hanno per il matrimonio. Tutte le protagoniste sono appartenenti a famiglie ricche e studiano all'università, due di loro viaggiano anche spesso all'estero, o vi hanno vissuto per parte della loro vita. Eppure il pensiero fisso, la priorità è sempre la stessa: trovare un ragazzo che faccia battere il cuore e fare in modo che lui chieda la mano della giovane alla famiglia. Il pensiero di rimanere zitella oltre i 24 anni è inconcepibile, tollerabile al massimo per una ragazza iscritta a Medicina.
Le difficoltà, per giunta, partono già dalla radice, perché in Arabia Saudita c'è una forte segregazione femminile, che impedisce alle ragazze di camminare tranquillamente da sole per strada o chiacchierare con un uomo in un bar. Questa costante divisione netta tra uomini e donne pesa non solo sulle ragazze, ma anche sui giovani che non hanno modo di avvicinare le coetanee e instaurare con loro una relazione più normale e diretta. Si inventano allora mille stratagemmi, dal dare il proprio numero di telefono a qualsiasi donna si intraveda dal finestrino della macchina all'utilizzare le chat come veicolo di rimorchio (questi ragazzi, però, sono apparentemente gli stessi che, se una ragazza si mostrasse interessata a incontrarli, la inquadrerebbero come una poco di buono e quindi abbandonerebbero istantaneamente...).

Forse la cosa più triste è vedere come queste giovani donne siano imbevute della cultura locale talmente a fondo da accettare come inevitabili, se non giuste, le imposizioni della società. Adattandosi alla propria condizione, si gettano in una serie di trucchetti e di atteggiamenti studiati per attrarre l'uomo di turno e obbligarlo a fare ciò che desiderano, ahimè con alterne fortune. Solo una delle quattro si ribellerà in modo più netto a questi giochetti, che ingabbiano e umiliano la propria vera indole e la sincerità di sentimenti, ma proprio per questo finirà per scappare all'estero.
Altro tema forte nella storia è la violenza che queste giovani subiscono, sia essa psicologica o fisica, sia da parte dei propri mariti/fidanzati sia da parte delle famiglie, che le considerano alla stregua di merce di scambio e vedono un matrimonio fallito come uno smacco al proprio onore.
Le ragazze hanno pochissima voce in capitolo sulla propria vita, anche matrimoniale, e sono costrette a sottomettersi alle decisioni dei genitori (e quindi del padre...) prima e del marito in seguito.

Un'ulteriore sorpresa, per me, è stato notare quanto la mentalità tribale ancora sia radicata in Arabia Saudita. Non solo; addirittura le famiglie giudicano l'accettabilità come sposa di una ragazza in base al cognome che porta: esso segnala la sua origine geografica e sociale e quindi la rispettabilità o meno della famiglia intera. Vietati i contatti con musulmani di fede non wahabita, malvisti i matrimoni con famiglie di origine straniera o che abbiano vissuto a lungo all'estero...Devo dire che, col passare delle pagine, l'atmosfera attorno alle ragazze si è fatta decisamente soffocante.

E' stato deprimente, invece, constatare come alcuni atteggiamenti, femminili ma soprattutto maschili, siano presenti anche nella nostra società. La sottomissione dei giovani all'influenza delle madri, ma soprattutto l'incapacità dei ragazzi di sfidare le convenzioni per avere ciò che si vuole davvero, scegliendo una vita di comodo magari infelice, mi ha ricordato tanti conoscenti per i quali provo un po' tenerezza e un po' pena...

Tornando al romanzo in sé, ho trovato che lo stile di Alsanea sia spumeggiante, con una narrazione sciolta e divertente che trascina. Ho divorato questo libro, una pagina dopo l'altra, senza quasi accorgermene. Sarà che i capitoli sono tanto corti e la storia delle quattro protagoniste è calibrata in un continuo avvicendarsi di suspense e rivelazioni, ma credo che questo sia proprio uno di quei libri che è impossibile mettere giù. Nota di merito anche alla traduzione, che è stata puntuale e precisa, corredata da numerose note brevi ed esaustive e da un'introduzione e una postilla sui nomi e sugli usi linguistici dell'Arabia Saudita davvero interessante per una linguista come me.

Credo si sia capito: questo romanzo mi è piaciuto molto, nonostante rimanga una narrazione a suo modo poco impegnata (non sarebbe d'accordo, su questo, la polizia religiosa dell'Arabia Saudita, che ha urlato allo scandalo). E' un modo simpatico di conoscere la società e la cultura saudita da un punto di vista femminile, che lascia comunque tanti spunti di riflessione e ci regala un affresco giovane e vitale di una popolazione che, sotto sotto, sta comunque cercando di cambiare, poco alla volta. Un gioiellino, vale la pena regalarselo.

4 commenti:

  1. Anche questo libro mi è giunto tramite antologia scolastica. Secondo te è una lettura adatta per i ragazzi di terza?

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    1. Ma che antologie scolastiche avete??? Secondo me ni: il tema è molto lontano dai ragazzi (la necessità di sposarsi, le difficoltà nei rapporti tra uomini e donne) e credo che i 13enni non siano particolarmente sensibili al rapporto tra i sessi in Arabia Saudita, non so perché... Al di là di questo, sicuramente le tematiche sono presenti anche in Italia (abuso domestico, stigmatizzazione di comportamenti perfettamente normali se assunti da donne, ecc...) ma la cultura di fondo è molto molto diversa. Non so, secondo me è più un romanzo da superiori, soprattutto in scuole a maggioranza femminile o con interessi di turismo e culture straniere. 15/16 anni, ecco.
      Dillo alla Lele!

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    2. Io però in terza devo far leggere storie ambientate in paesi extraeuropei...

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    3. Per forza? E' obbligatorio? Perché a me hanno fatto leggere le Novelle Verghiane in terza media?

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