sabato 2 settembre 2017

62. Mayra Montero - L'ultima notte a letto con te

Io ho sempre amato molto il genere erotico e ne ho letto. Tanto. E non sto parlando di "Cinquanta sfumature di tutti i colori che vuoi", ma di libri con un po' più di ricerca e di spessore dietro. (Senza nulla togliere alla meravigliosa ricerca di mercato che tanto successo ha assicurato alla trilogia precedentemente citata...) Per cui ogni tanto ci riprovo. Vedo un libercolo sullo scaffale, mi sembra interessante, inconsueto, minimamente serio e lo prendo. Ahimè, nel 90% dei casi le mie speranze rimangono insoddisfatte.
Mi spiace dire che anche "L'ultima notte a letto con te" di Mayra Montero fa parte di questa fetta di letteratura a mio avviso mal riuscita.
Ma procediamo con ordine.

Ciò che prima di tutto mi ha attirato di questo libro è l'autrice. Di origine cubana e cresciuta a Puerto Rico, la Montero è un'autrice assai prolifica e politicamente attiva che poco è stata tradotta in italiano. Con questo romanzo ha partecipato nel 1991 al premio La sonrisa vertical, una rassegna di letteratura erotica che si tiene in Spagna grazie al sostegno della casa editrice Tusquets. E' stata scelta come una delle finaliste, ma non ha vinto e non ne sono troppo sorpresa.

Anche il tema, comunque, prometteva di essere parecchio intrigante. Si parla di sesso in mezza età, argomento che pochi osano affrontare e che, se possibile, è considerato più tabù del sesso giovanile. I protagonisti sono due, o meglio tre: una coppia di cinquantenni, Fernando e Celia, che si concedono una crociera nei Caraibi in seguito al matrimonio dell'unica figlia Elena. Qui incontrano Julieta, sempre che questo sia il suo vero nome... Una donna un po' più vecchia di loro, almeno all'apparenza, ma con una carica vitale trascinante. Vitale e tragica, perché la drammaticità accomuna un po' tutti e tre i protagonisti. Com'è prevedibile tra Fernando e Julieta nasce una tresca sessuale che sconvolge la vita della coppia in modo, probabilmente, irreversibile. Ciononostante il romanzo non si chiude qui: alle avventure erotiche dei tre protagonisti si aggiungono una serie di lettere indirizzate da un misterioso Abel ad un'altrettanto misteriosa Angela. Questi messaggi amorosi, che sembrano non avere nulla a che fare con la storia narrata, assumono un significato per il lettore soltanto alla fine, quando una rivelazione identifica il mittente e la destinataria.

Mi piace iniziare con le note positive e tra queste c'è, a mio avviso, lo stile narrativo. La storia è narrata a due voci alternate, quella di Celia e quella di Fernando. Mi piace come l'autrice ha scelto di costruire questa alternanza, perché ha un buon ritmo e un equilibrio ben congegnato; inoltre ci permette di vedere dentro i due protagonisti, di cercare di dare un senso alle loro azioni, di leggere nelle loro anime. Celia e Fernando hanno molti segreti e molti fantasmi che li accompagnano durante il viaggio in nave.
Per Fernando il disagio è dei più classici: un bel caso di desiderio incestuoso represso, che scatena una mini-crisi di mezza età. In più c'è quella naturale noia che viene dalla monotonia di un rapporto a lungo termine, quando ci si conosce così bene da poter prevedere ogni mossa, ogni richiesta, persino le fantasie. Questo languore risveglia in Fernando una voglia di conquista, di dimostrare di essere ancora uomo, maschio, ed è la strana Julieta a diventare il fulcro delle sue attenzioni; incredibilmente non una ragazzina o una giovane donna, ma una donna dai capelli bianchi e persino più vecchia di lui, ma in qualche modo attraente in modo quasi morboso.
Dall'altra parte c'è Celia, una donna che arrivata alla mezza età vuole sentire ancora emozioni forti, sentirsi desiderabile e viva. Cerca soddisfazione nel marito, ma la sua mente la porta indietro, al ricordo del proprio amante segreto, con cui ha tradito Fernando per lungo tempo. Un uomo a cui ha concesso di tutto, nonostante la sua rozzezza e aggressività, un uomo volgare e violento che ha anche esagerato per il gusto di disporre del corpo di lei come più gli aggradava. Celia, forse stordita anche dall'atmosfera umida e soffocante delle isole caraibiche, cerca una via di fuga dall'insipido, per quanto sicuro, rapporto con Fernando e si butta in avventure esotiche pericolose, che la sconvolgono ma la fanno sentire di nuovo donna.

Ecco, forse ciò che ha iniziato a stonare è il grado di violenza, di oggettivazione a cui si sottopone Celia con i propri amanti. Gli uomini con cui fa sesso casuale la abusano, la fanno sanguinare, la mettono in situazioni di disagio; tuttavia lei gode segretamente di questi maltrattamenti, con uno spirito masochistico che proprio non apprezzo. Nel masochismo, quello vero e ben fatto, c'è un rapporto molto profondo con il sadico, basato sulla fiducia, un rapporto spesso molto profondo di condivisione; gli amanti di Celia non fanno altro che usare il suo corpo a proprio piacimento per riaffermare la propria mascolinità. Queste fantasie mi urtano probabilmente perché le trovo svilenti per la donna, che a livello sociale già tende a essere usata come una bambola gonfiabile senza bisogno di ulteriori incitamenti.
In Celia c'è un desiderio di autodistruggersi, di buttarsi via, che è malsano e che non viene appagato, giustamente, da Fernando; per questo va a cercare, più o meno inconsciamente, uomini dall'indole più crudele. D'altra parte Fernando, con tutti i suoi slanci di passione e le sue reazioni esagerate, vive in una sorta di bolla romantica di grandi tensioni e trasporto, che si applica non più tanto al suo rapporto con la moglie quanto alle sue fantasie e alle relazioni con le altre donne, Julieta in particolare. In verità, col procedere della storia, Fernando si rivela essere semplicemente un uomo debole. Questo non vuol essere da parte mia un giudizio negativo, perché per me un uomo con quelle caratteristiche è anche tenero e preferibile alla controparte rozza e volgare, ma in una cultura come quella caraibica (e anche quella mediterranea che tanto furoreggia in Italia, ahimé) quel tipo di maschio è considerato perdente. Fernando non piace a nessuno, né a sua moglie né alla sua amante di poche notti.
Julieta poi è tutto un capitolo a parte, un mistero nel mistero. Un personaggio che alterna racconti di raffinatezza e storie profondamente emotive a gesti maleducati e commenti ignoranti. Una donna che porta su di sé non una ma una serie di maschere, in una sorta di gioco delle scatole cinesi.

Il romanzo per me ha funzionato fino a metà circa. Poi ha cominciato a prendere un andamento incalzante di scoperte ma soprattutto azioni insensate che mi hanno mano a mano annoiata. Anche la super rivelazione finale, che vorrebbe legare tutte le storie, tutti i protagonisti a un unico filo del destino non mi ha illuminata tanto quanto forse mi sarei aspettata. Alla fine ho chiuso il libro con una strana sensazione di noia e fastidio, consapevole che se l'avessi riletto avrei afferrato qualcosa di più della storia intera, ma che ero troppo poco interessata ad approfondire per investire altre ore della mia vita. E dire che è corto corto.
Non consiglio questa lettura, a meno che le tematiche citate non siano tra le vostre preferite. C'è molto altro, anche nell'erotica, che merita di essere letto.

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