martedì 1 agosto 2017

Edgar Allan Poe - Parte 1: le storie gotiche "femminili"

34 rackham poe ligeia
Negli ultimi tempi, a causa di un paio di recenti letture, ho ripreso in mano due libricini che comprai anni fa, contenenti una selezione tra i racconti più famosi e meglio riusciti dello scrittore americano Edgar Allan Poe. Questo nome, anche nei meno avvezzi alla letteratura dark, rievoca toni di mistero, horror e soprannaturale; per me che amo il genere rappresenta un caposaldo, un mito. Tuttavia non bisognerebbe dimenticare che Poe è stato il padre di una serie di filoni letterari e che le sue storie hanno avuto un impatto internazionale inimmaginabile su tutta la letteratura successiva. Purtroppo, proprio per il suo essere di genere, il povero Poe è rilegato nelle letture per ragazzi dal gusto macabro e ignorato dai libri di scuola.
Invece, pensate un po', a furia di rileggerlo mi è venuta voglia di inserirlo nel programma scolastico per l'anno prossimo.

Poe pubblicò i propri racconti in modo piuttosto sparso, su svariati giornali e riviste, e la maggior parte furono raccolti ed etichettati in edizioni postume. Io ne ho acquistate diverse versioni, sia in italiano sia in lingua originale, ma quella che ho tra le mani al momento ha scelto di associare i racconti per affinità di caratteristiche, in maniera piuttosto curiosa.
Come dicevo, rileggendoli li ho un po' riscoperti. Sono una di quelle persone che ricorda a lungo l'emozione di un libro, la sensazione provata nel leggerlo, magari alcune scene particolarmente toccanti o scioccanti, ma della trama non rimane con gli anni che un abbozzo sfocato. Per questo mi piace rileggere, perché ogni volta è una riscoperta dei dettagli, delle sfumature, ma anche dei personaggi e dello stile dell'autore.
Dunque, tutta presa dal sacro furore della lettura ispirata, non posso esimermi dall'esprimere due considerazioni spicciole e affatto letterarie sui racconti contenuti nelle raccolte in questione.

Il primo filone selezionato è quello dei racconti gotici femminili, se così possiamo definirli: storie che vedono come protagoniste giovani donne che tendono a perire assai anzitempo.
Nella collezione ce ne sono sei: The Oval Portrait (Il Ritratto Ovale), Ligeia, Eleonora, Morella, Berenice, The Fall of the House of Usher (La Caduta della Casa degli Usher).
Personalmente, i miei preferiti sono stati i primi due e "Berenice", mentre ho sempre fatto fatica a capire l'incredibile fortuna dell'ultimo citato, nonostante ne comprenda il valore tecnico e la ricchezza stilistica.

In tutti questi racconti viene trattato il tema della morte. Per chi non lo sapesse, si suppone che la fissazione di Poe nel descrivere la morte di giovani donne fosse dovuta alla sua infanzia sfortunata (Poe fu adottato in tenera età) ma soprattutto alla morte della giovanissima moglie Virginia, che era anche sua cugina e con la quale si era sposato quando lei aveva all'incirca 14 anni. Rimane però il fatto che questi racconti in particolare siano stati pubblicati prima della dipartita della moglie, persino prima che si ammalasse; quindi forse Poe utilizzava queste fantasie per esorcizzare un po' la paura di poter perdere la giovane amata, dando voce a quell'angoscia di abbandono che sicuramente si portava dentro dalle traversie familiari.
In tutti questi racconti vi sono poi caratteri fortemente romantici. Potremmo dire che questa è la parte più romantica della produzione di Poe. Quando dico romantico non intendo sentimentale, ma appartenente al Romanticismo, che in America trova in Poe uno dei suoi maggiori esponenti, sebbene si collochi tra gli anni '30 e '40 dell'800 (vale a dire un po' tardino...). Sono molti i dettagli tipicamente romantici: prima di tutto l'ambientazione cupa e inquietante, portata in auge dal romanzo gotico nato a metà 1700 e diventato uno dei generi più venduti della letteratura di primo Ottocento; inoltre il rapporto di empatia tra il protagonista e la natura, che ne riflette gli stati d'animo, l'esaltazione delle emozioni e delle sensazioni, anche delle più torbide e disturbanti, il gusto esotico e il sincretismo di gotico e orientale nell'architettura e nell'arredamento, nonché l'intervento di fenomeni paranormali e soprannaturali.

[Beware! SPOILERS ahead!]


"Man doth not yield him to the angels, nor unto death utterly, save only through the weakness of his feeble will."


("L'uomo non si arrende agli angeli né si fa vincere dalla morte se non per la debolezza della sua misera volontà.")

"Ligeia" è forse uno dei racconti più famosi, in questo senso, ed è sempre riportato nelle antologie come uno dei più chiari esempi dello stile di Poe. Ci sono tutti gli ingredienti sopra citati, o quasi: una giovane (?) donna amata, il palazzo gotico dagli arredamenti inquietanti, la morte, il soprannaturale. In questo racconto Poe affronta il tema della metempsicosi e della reincarnazione. Dal mio punto di vista è un racconto sorprendente perché, nel suo essere lugubre e a tratti terrificante, Ligeia è un inno all'amore che non muore, alla forza che spinge un'anima a sconfiggere la morte per ritornare al mondo.
Imperdibili, in questo racconto, le descrizioni degli interni del palazzo in cui il protagonista vive. Poe ha un gusto e una precisione per i dettagli che incanta e lascia sbalorditi. Probabilmente non piacerà a chi non ama questo tipo di narrazione, così ricca di particolari, ma è un dato di fatto che l'autore è capace di far visualizzare ogni centimetro della camera da letto matrimoniale, dalle finestre ai tessuti che adornano il letto.

"The undue, earnest, and morbid attention thus excited by objects in their own nature frivolous, must not be confounded in character with that ruminating propensity common to all mankind, and more especially indulged in by persons of ardent imagination. It was not even, as might be at first supposed, an extreme condition, or exaggeration of such propensity, but primarily and essentially distinct and different. In the one instance, the dreamer, or enthusiast, being interested by an object usually not frivolous, imperceptibly loses sight of this object in a wilderness of deductions and suggestions issuing therefrom, until, at the conclusion of a day dream often replete with luxury, he finds the incitamentum, or first cause of his musings, entirely vanished and forgotten. In my case, the primary object was invariably frivolous, although assuming, through the medium of my distempered vision, a refracted and unreal importance. Few deductions, if any, were made; and those few pertinaciously returning in upon the original object as a centre. The meditations were never pleasurable; and, at the termination of the reverie, the first cause, so far from being out of sight, had attained that supernaturally exaggerated interest which was the prevailing feature of the disease. In a word, the powers of mind more particularly exercised were, with me, as I have said before, the attentive, and are, with the day-dreamer, the speculative." 

("L'attenzione eccessiva, continua, morbosa, così suscitata da oggetti frivoli per loro natura, non deve essere confusa con l'inclinazione a rimuginare, comune a tutta l'umanità, e nella quale si compiacciono soprattutto le persone di immaginazione ardente. Non era neppure, come si potrebbe a tutta prima supporre, una condizione estrema, o una esagerazione di tale inclinazione, ma primariamente ed essenzialmente distinta e diversa. Nel primo caso il sognatore o entusiasta sentendosi attratto da un oggetto solitamente non frivolo perde a poco a poco di vista questo oggetto in un pelago di deduzioni e di ipotesi da esso oggetto scaturite, sino a che al termine di un sogno a occhi aperti spesso impregnato di esuberanza si accorge che l'incitamentum o causa prima del suo fantasticare è del tutto svanito e dimenticato. Nel caso mio l'oggetto primario era invariabilmente frivolo, pur assumendo, attraverso il mezzo della mia fantasia malata, un'importanza irreale e rifratta. Scarse erano sempre le mie deduzioni, e queste poche ostinatamente ritornavano sempre all'oggetto originale come fulcro.
Queste mie meditazioni non erano mai piacevoli, e al termine della visione la causa prima, lungi dall'essere stata perduta di vista, aveva raggiunto quell'interesse preternaturalmente eccessivo che costituiva il carattere prevalente della malattia. In una parola i poteri della mente da me più particolarmente esercitati ed acuiti erano, come già ho detto, quegli attenti, mentre nel sognatore ad occhi aperti si esaltano soprattutto i poteri speculativi.")

Anche "Berenice" tratta di una forma d'amore, a suo modo... Lo scrittore qui abbandona il soprannaturale per immergersi nell'orrore della mente umana, delle psicosi che la possono affliggere, e ce ne presenta una in particolare: la monomania.
Le descrizioni di Poe in merito agli stati d'animo e mentali sono complesse, spesso contorte, per nulla di facile comprensione, perché quest'uomo era di una cultura immensa; tuttavia sono intrise di una poesia e di una musicalità avvolgenti. Mi spiace per chi non parla molto bene l'inglese e quindi non potrà apprezzarne l'eloquio in lingua originale.
[Nota fastidiosa della prof: ci sono persone che sostengono Poe sia una letturina facile, consigliabile agli studenti delle superiori come uno dei primi scrittori da affrontare in lingua originale. Ecco, magari no. Posso dare una dozzina di altri nomi, ma il buon senso direbbe non Edgar Allan Poe.]
Tornando a "Berenice", questo racconto si focalizza proprio sulla descrizione dei sintomi di questa monomania, di questa fissità di pensiero patologica e che può rivelarsi pericolosa. Dall'altra parte c'è appunto Berenice, l'amata cugina, bellissima e tragicamente malata. Con questo racconto veniamo introdotti anche a un'altra delle fissazioni di Poe, che torna ogni tanto a  far capolino tra le pagine: la morte apparente, o meglio qualsiasi disturbo che causi nel malato stati comatosi facilmente confondibili, all'inizio dell'800, con uno stato di morte. 
Non dico altro, ma mi è rimasta impressa nella mente fin dalla prima lettura l'angoscia della progressiva realizzazione dell'orrore, che culmina sul finale con l'apertura del cofanetto...

"She was a maiden of rarest beauty, and not more lovely than full of glee. And evil was the hour when she saw, and loved, and wedded the painter. He, passionate, studious, austere, and having already a bride in his Art; she a maiden of rarest beauty, and not more lovely than full of glee; all light and smiles, and frolicsome as the young fawn; loving and cherishing all things; hating only the Art which was her rival; dreading only the pallet and brushes and other untoward instruments which deprived her of the countenance of her lover. It was thus a terrible thing for this lady to hear the painter speak of his desire to portray even his young bride." 

("Era una fanciulla di rara bellezza, e non meno gioconda che leggiadra. E malaugurata fu lora in cui vide, amò e sposò il pittore. Lui, appassionato, studioso, austero, già aveva una sposa nella sua Arte; lei, fanciulla di rarissima bellezza, era di una giocondità pari alla sua leggiadrìa: tutta luce e sorrisi, e scherzosa come una cerbiatta: piena damore e di cura per tutte le cose, odiava soltanto lArte come sua rivale: temendo solo tavolozza e pennelli e altri ostici arnesi che le toglievano la presenza del suo amato. Fu quindi terribile per questa signora sentir parlare il pittore del suo desiderio di ritrarre anche la propria giovane moglie.")

"The oval portrait" ("Il ritratto ovale") è il terzo racconto su cui vorrei porre la mia attenzione. E' una storiella molto molto breve e sicuramente più snella rispetto alle precedenti anche per complessità emotiva e psicologica. Ciononostante trovo importante darle rilievo per la tematica principale: il potere soprannaturale dell'Arte. Protagonisti di questa storia nella storia, perché il narratore fa un po' da cornice al racconto vero e proprio, sono un pittore e la sua giovane, bellissima e devota sposa.
Chiunque abbia letto "Il ritratto ovale" DEVE aver notato la risonanza con un'altra grande opera di qualche anno posteriore... Sto parlando, naturalmente, di "Il ritratto di Dorian Gray". C'è un filo rosso che collega palesemente queste due opere, perché entrambe elaborano lo stesso concetto: la capacità di un ritratto di assorbire l'anima stessa di una persona. Qui la tematica è sviluppata in modo molto ridotto e semplice, mentre Wilde ne farà un romanzo assai più complesso, ma il fondamento è lo stesso. Visto che Wilde, che aveva anche viaggiato in America, non poteva non conoscere e aver letto Poe, ritengo piuttosto probabile che questa storia sia stata in parte fonte d'ispirazione per il grande scrittore irlandese.

[End of SPOILERS!]

Questo ciò che mi rimane dei primi cinque racconti della raccolta. 
Anzi no. Ancora una cosina, una chicca in cui sono inciampata preparando la lezione per i miei allievi.
Ci sono attori che hanno saputo dare voce alla letteratura in modo superbo, a volte proprio perché ne incarnavano anche il carattere. Uno di questi è Christopher Lee, compianto interprete di tanti cattivissimi del cinema ma anche doppiatore e lettore di audiobook. Qualche anno fa il buon Christopher prestò la propria voce ad alcune grandi opere di Poe, tra cui uno dei racconti citati sopra: "The Fall of the House of Usher". Utilizzando proprio questa sua registrazione, è stato creato un corto di animazione che si può vedere su Youtube. Non so se ne esista la versione in italiano, io ho trovato quella in inglese, che è l'unica che conta visto che si parla della voce di Christopher Lee!


Certo, questa realizzazione toglie un po' il sapore di mistero dal racconto, che molto lascia anche all'immaginazione e all'ambiguità: Usher e il narratore saranno preda di allucinazioni oppure no? C'è un'entità paranormale al lavoro? Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una morte apparente?
Ciononostante il risultato secondo me merita davvero e mi ha reso forse più fruibile un racconto che mi ha sempre lasciata un po' indifferente.

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