lunedì 25 luglio 2016

20. Horace Walpole - Il castello di Otranto

Più riguardo a Il castello di OtrantoAffrontare un classico è sempre un po' ansiogeno per me. Chissà se sarà un mattone illeggibile o se mi stupirà, dando prova di essere sopravvissuto ai secoli non solo per il proprio valore artistico innovativo ma anche per una trama avvincente?
Per chi, come me, ha fatto dell'inglese una professione, "Il castello di Otranto" di Walpole marca un passaggio fondamentale: la nascita del romanzo gotico.

Scritto nel 1764, il romanzo è stato un successo immediato ed è stato l'iniziatore di un genere che, negli anni successivi, ha contato parecchie opere rimaste nella storia della letteratura, come "I misteri di Udolpho" di Ann Radcliffe o "Il monaco" di Lewis. Forse al giorno d'oggi questi titoli non dicono granché alla maggior parte delle persone, ma all'epoca segnarono un vero fatto di costume e la mania del genere gotico si diffuse al punto che Jane Austen ne immortalò le conseguenze nell'opera dal forte carattere ironico "Northanger Abbey".

Eppure l'autore non credeva davvero di poter avere un tale successo. Anzi, la prima edizione fu pubblicata sotto pseudonimo e falsamente presentata come la traduzione di una cinquecentesca opera italiana. Insomma, più di così non avrebbe potuto nascondersi. Solo dopo aver assistito al trionfo editoriale incredibile Walpole ammise la paternità del romanzo, pur schermendosi e giustificando alcune scelte stilistiche e di caratterizzazione, quasi ne fosse comunque imbarazzato.
Cos'aveva questo libro di tanto mortificante?

Sinceramente non lo saprei proprio dire, perché io l'ho trovato anzi un romanzo accattivante e scorrevole, pieno di colpi di scena e svolte inaspettate. Certo, non posso non ammettere che gli anni si sentano; al giorno d'oggi nessuno scriverebbe un libro del genere ricevendo un tale successo di pubblico. Tuttavia vale a mio avviso davvero la pena di leggerlo, tanto più che è davvero breve e va giù tutto d'un fiato. Probabilmente ciò che affliggeva Walpole era il giudizio dei letterati del periodo, che associandolo ad un libro frivolo, per così dire, d'intrattenimento, avrebbero potuto snobbarlo come intellettuale.

La storia si svolge presso il castello di Otranto, dove il principe Manfred vive con la moglie Hippolita e i due figli, Conrad e Matilda. La corte è in festa, perché si festeggiano le imminenti nozze tra il giovane Conrad e la bella Isabella. Il primo shock però è già in agguato: la mattina delle nozze Conrad viene ritrovato morto, schiacciato da un enorme elmo piumato apparentemente piovuto dal cielo all'interno del cortile del castello. Manfred ne vederlo inizia a tremare: lui sa infatti che sul suo principato grava una funesta profezia...
Così si avvia la vicenda che subito stupisce il lettore e lo lega a sé fino all'ultima pagina. Da dove viene quell'elmo? Cosa significa l'oscura profezia? E perché Manfred teme tanto di perdere il proprio titolo nobiliare e il castello di Otranto?
La trama è una catena di eventi sorprendenti, che si intrecciano e complicano la vicenda tendendo tutti verso il punto di chiusura finale. Se dovessi fare un parallelo tra quest'opera e una simile narrazione moderna la comparerei ad un soap opera o ad uno di quei telefilm che ad ogni fine puntata lasciano gli spettatori col fiato sospeso, scoprendo una nuova carta del mistero di fondo.

Siamo nella seconda metà del Settecento, nel Regno Unito il romanzo è ormai un genere affermato e che vanta una certa tradizione. Quello che Walpole produce è un libro di intrattenimento puro, che se al giorno d'oggi può sembrare in alcuni momenti quasi buffo all'epoca doveva essere davvero emozionante e inquietante. D'altronde la fantasia di Walpole è davvero incredibile. Ma chi mai avrebbe costruito un intero romanzo da un enorme elmo che piove sulla testa di uno sventurato giovane? Genio assoluto.

Anche i personaggi sono interessanti e, sebbene appaiano caricaturali, mostrano situazioni e tipologie umane davvero esistenti, in particolare in epoca medievale.
Manfred è il principe cattivo, freddo e cinico, interessato solo al potere e ad affermarsi a qualsiasi costo, a sprezzo della religione e del buon gusto persino. Hippolita la moglie fedele e innamorata, sottomessa al marito anche a costo di sacrificare se stessa all'infelicità. Matilda è la figlia intelligente e dal carattere forte, quasi ribelle (se la si inquadra nel periodo storico d'ambientazione della storia la sua indipendenza di pensiero e sentimento non può che essere vista come tale).
E poi ci sono tanti altri personaggi: il cavaliere senza macchia, il giovane di umili origini ma di animo nobile, la cameriera fedele e scaltra, il monaco dal passato doloroso e misterioso... Davvero un elenco che potrebbe continuare e che riserva sempre nuove sorprese.

Ci sono situazioni e reazioni dei personaggi che forse al lettore moderno paiono strane o irragionevoli, ma collimano perfettamente con la mentalità e le consuetudini medievali.
Mi ha colpito molto ad esempio la pratica dell'annullamento del matrimonio diffusissima in quel periodo e in verità molto facile da ottenere per i nobili con l'aiuto di una discreta offerta alla Chiesa. Nonostante il divorzio sia da poco legale in Europa, per centinaia di anni l'aristocrazia ne ha fondamentalmente usufruito grazie alla regola che vietava a persone legate fino al settimo grado di parentela di sposarsi. Visto che i nobili tendevano a sposarsi sempre tra loro era ben difficile trovare qualcuno che non fosse proprio parente... Esempio famoso ne è l'annullamento tra Luigi VII re di Francia ed Eleonora di Aquitania, che grazie a questo divorzio potrà sposare il re d'Inghilterra Enrico II.
Insomma, immerso nell'epoca storica di riferimento, cioè il Medioevo, la storia acquista un gusto realistico nel suo sviluppo fantastico.

Nel complesso quindi ritengo che "Il castello di Otranto" sia un romanzo godibilissimo anche al giorno d'oggi, velocissimo da leggere e, oserei dire senza voler risultare blasfema, quasi da ombrellone. Non serve certo dedicare alla vicenda grande sforzo intellettuale; soltanto lasciarsi prendere dai mille colpi di scena e abbandonarsi al gusto un po' barocco della fantasia...

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