domenica 29 maggio 2016

13. Gaston Leroux - Il fantasma dell'Opera

Più riguardo a Il fantasma dell'OperaQuesta è una di quelle storie che tutti pensiamo di conoscere, almeno a grandi linee. C'è un fantasma in un teatro, innamorato della bella e giovane cantante che non lo ricambia, essendo lui in verità un uomo di fattezze mostruose e per questo condannato a vivere nell'ombra; perciò lui decide di rapirla e di farne la propria compagna.
In effetti la storia è, più o meno, questa. Eppure c'è molto di più al suo interno.

Leroux pubblicò quest'opera nel 1911 e non si può non notare una certa somiglianza tra lo stile de "Il fantasma dell'Opera" e romanzi precedenti di natura simile, come possono essere "Frankenstein", "Dottor Jekyll e Mr. Hyde" o "Dracula". Non che queste opere si somiglino davvero, visto che appartengono anche a periodi parecchio lontani tra loro, tuttavia si colgono alcune caratteristiche fondamentali in comune. La prima, che è la più banale, è il tema del mostro, dell'emarginato, del condannato a vivere senza amore e che per questo diventa pazzo e crudele, desideroso di vendetta sul mondo esterno. Senza entrare in particolari, Leroux mette in scena un'idea piuttosto sfruttata, quella dell'amore che vince il male e che salva, riscatta moralmente anche il più abietto degli uomini. Credo che l'intenzione dell'autore fosse quella di farci provare sentimenti fortemente contrastanti per il fantasma: paura, rabbia, risentimento, odio e fascinazione allo stesso tempo, ma con una punta finale di pietà. Ecco, forse in questo il musical riesce molto meglio del romanzo, ma di questo parlerò dopo.

Un secondo tratto in comune con i romanzi sopra citati è la narrazione da parte di un testimone, di un investigatore, di una mente esterna e apparentemente oggettiva nonché credibile, che rende la storia una sorta di reportage giornalistico. Il realismo mi ha catturato molto, per quanto al giorno d'oggi alcuni particolari possano suonare ingenui e superati. Non è un romanzo che tiene il lettore avvinto col dubbio di come andrà a finire la vicenda: infatti Leroux ci fa sapere che fine farà il fantasma già dalla prima pagina. E' il come e il perché che invece intrigano la mente e costringono ad andare avanti, un capitolo dopo l'altro, alla ricerca della verità.
Mi è capitata una cosa davvero strana, leggendo questo libro. Forse avrà influito la stanchezza che mi accompagna in questo mese di maggio, ma ogni volta che mi mettevo a leggere le vicende mi entusiasmavano profondamente; tuttavia mi scoprivo di continuo a guardare il numero di pagine con sorpresa e a chiedermi come potessi aver letto solo 10 pagine, con tutto quello che era stato raccontato. L'edizione Newton Compton non aiuta da questo punto di vista, con il suo carattere minuscolo che stanca davvero gli occhi...
Posso comunque anticipare che alcune curiosità verranno soddisfatte alla fine, ma non tutte. Non si dà ad esempio nessuna spiegazione riguardo alla deformità tanto particolare del fantasma, si sa solo che lo accompagna dalla nascita. Avrei voluto qualche dettaglio in più su questo, ad esempio, come su altre cose che però non cito per non generare troppi spoiler.

I personaggi di questo romanzo a mio avviso, invece, lasciano un po' a desiderare. Si tratta di macchiette, assolutamente piatti e privi di personalità. Gli unici due che si staccano un po' dalla pagina sono il fantasma stesso e il Persiano, misterioso personaggio che fa alcune comparsate all'inizio della vicenda senza chiarire la propria posizione e che diventa, sorprendentemente, uno dei protagonisti assoluti dell'ultima parte della storia.
La giovane protagonista, Cristine, è una delle figure femminili più inutili della letteratura. Uno strano mix tra una madonna angelicata del 1200 e una Ifigenia condotta all'altare del sacrificio, è assolutamente incosciente della propria situazione, incapace di prendersi cura di sé e di difendersi dalle angherie del mondo esterno e totalmente dipendente dalle figure a cui è emotivamente legata senza la capacità di considerarne criticamente azioni e buon senso. Le sue azioni sono impulsive, contraddittorie e frustranti non solo per l'innamorato Raoul, ma anche per il lettore.
Anche il buon Raoul è piuttosto inutile nel suo ruolo di principe azzurro. E' in fin dei conti un giovane dolce e di buona volontà, ma a ben vedere impulsivo e incline ad azioni sconsiderate di cui poi non sa gestire le conseguenze, Non è assolutamente in grado di svolgere il suo compito di eroe contrapposto al fantasma/Erik, tanto che l'autore è costretto a inserire la figura più brillante e attiva del Persiano per sostenere lo scontro finale. A ben vedere è anche un po' incline allo stalker e non ha fatto granché per meritarsi l'amore di Cristine, nonostante i grandi discorsi...
Altri personaggi invece li ho trovati più interessanti ma lasciati in ombra e dimenticati dalle vicende. Forse alcune morti e alcuni personaggi misteriosi avrebbero avuto diritto a un paio di righe in più.

Ciò che certamente aiuta la storia a funzionare è l'affascinantissima ambientazione. Questo enorme teatro dell'opera, pieno di cunicoli, passaggi segreti e botole, porte che vanno chissà dove e poi palchi, sottopalchi, quinte e livelli sotterranei in cui addirittura ci sono un allevamento di cavalli e persone che ormai vi hanno fatto casa! Chi ha avuto modo di entrare da artista in un grande teatro sa quanti anfratti misteriosi, quante scalette e sorprese si nascondano tra quelle mura. Di certo il teatro in cui il fantasma vive è l'apoteosi in questo senso, un vero capolavoro di architettura e ingegneria.
L'azione che contraddistingue positivamente il romanzo non sarebbe stata possibile se l'autore non avesse avuto a disposizione un set così misterioso e carico di emozione. Questo aspetto avventuroso è anche una delle cose che più mi hanno colpito durante la lettura e trovo che l'autore abbia dato prova di una notevole creatività nell'architettare marchingegni e colpi di scena. Ci sono momenti davvero Tomb Raider!

Tutto sommato questo libro mi è piaciuto. Pur nei suoi limiti mi ha divertito e, sebbene non possa riconoscervi un grande classico della letteratura, ha il suo posticino tra i romanzi del mistero più famosi. Anche solo per questo meriterebbe di essere letto.

MUSICAL!
Detto questo, subito dopo aver letto l'ultima pagina del romanzo mi sono buttata sul musical. Io amo molto musica e balletti, quindi il musical è uno dei miei generi preferiti. Per qualche strano motivo non avevo ancora visto questo spettacolo e non avevo idea di quanto potesse aderire alla trama originale.
Per ovvie ragioni è stato molto rimaneggiato: si sono tagliate molte scene e anche parecchi personaggi, le cose sono state semplificate, la follia del fantasma diminuita e il suo aspetto orribile in parte modificato. Hanno tolto il buon Persiano, mentre hanno dato più spazio ad altri personaggi secondari e la storia del cappio non è proprio chiarissima, a mio parere. Soprattutto, è stato modificato il finale.
Tuttavia alcuni punti chiave della vicenda secondo me escono bene e, mentre nel primo tempo ho avuto un certo odio per tutti, nel secondo tempo mi sono sentita molto coinvolta e ho percepito quell'intento di pietà nei confronti del fantasma che secondo me Leroux, pur desiderandolo, non è riuscito davvero a trasmettere.
Poi che dire, le musiche e le performance vocali dei protagonisti mi hanno conquistato, o forse sarebbe meglio dire ossessionato, perché non sono più riuscita a togliermeli dalla testa.
Chiudo quindi con un consiglio musicale, un paio di video in cui le arie più famose sono state interpretate, a mio modesto parere, davvero bene:




martedì 17 maggio 2016

12. Nagib Mahfuz - Karnak Café

Più riguardo a Karnak CaféL'Egitto, oggi, è sulle prime pagine di cronaca per fatti molto spiacevoli. E' un po' così, questo Paese, in bilico tra la magnificenza delle piramidi e le brutture dei colpi di stato e dei soprusi delle forze dell'ordine.
Io, in Egitto, non ci sono mai stata e non è nella mia top ten dei luoghi da visitare (ne avrei così tanti prima...), ma romanticamente non sono mai riuscita a scollare questa nazione dall'idea dei faraoni e dei templi colossali. Sarà che di storia moderna, di tutta quella parte poi che investe soprattutto il Maghreb, non mi sono mai interessata granché. Capisco, leggendo questo libro, che avrei dato una scrollatina alle mie idee un po' prima, forse.

Nagib Mahfuz è stato un eminente autore egiziano, e probabilmente è anche uno dei più grandi autori del mondo arabo contemporaneo. Ha lavorato come giornalista e sceneggiatore, oltre che come scrittore di romanzi e racconti, e nel 1988 ha vinto il premio Nobel per la Letteratura, primo tra tutti gli autori di lingua araba,
Nelle sue opere Mahfuz racconta il suo Egitto. Questo scrittore, nato nel 1911 e mai vissuto al di fuori del Cairo, città che amava e narrava nei suoi libri, ha vissuto in prima persona i grandi cambiamenti che, in questo secolo hanno interessato la nazione egiziana, almeno fino ai primi anni 2000 (è morto nel 2006). Io, come già detto, di questi anni so ben poco, la storia contemporanea è farraginosa e controversa già quando ci si concentra sull'Europa, di cui capisco abbastanza chiaramente interessi e cultura, figuriamoci quando si parla di uno Stato di cui so pochissimo.
Non che sia una scusa accettabile, eh. Anzi, uno dei poteri della letteratura è risvegliare la propria consapevolezza di essere limitati, ricordarci che non sappiamo, ma senza umiliarci, come invitandoci anzi a fare qualcosa per migliorarci tramite la lettura: "Sono qui per te, leggimi e impara qualcosa di nuovo."


In questo libro, "Karnak Café", che più che un romanzo è un racconto lungo, l'autore descrive l'Egitto del 1960, concentrandosi sui fermenti politici e sull'importanza che la rivoluzione del 1919 prima e il colpo di stato di Negib e Nasser poi nel 1952 ebbero sul popolo egiziano. Il periodo storico narrato si conclude alla fine degli anni '60, dopo la Guerra dei sei giorni contro Israele e il drammatico cambiamento che anche questo ha portato in tutti i Paesi di cultura araba.
La voce narrante è lui stesso, nei panni di un assiduo frequentatore del locale che dà il titolo all'opera. Ciononostante è chiaro fin dall'inizio come il vero fulcro dell'attenzione sia la scena politica e l'eterno confronto tra vecchi e giovani. Mahfuz sceglie di narrare questa realtà attraverso le confessioni di tre persone, che confidandosi con lui aprono scorci sugli avvenimenti che li circondano.
La prima è una ex ballerina di danza del ventre, ora proprietaria del locale "Karnak Café", una donna che vive di ricordi e di passione, ma quasi distaccata dalla società che la circonda; gli altri due, un uomo e una donna, sono due studenti universitari, come potevano esserlo quelli ritratti nella foto d'epoca qui sopra, due giovani innamorati che pagano a duro prezzo il loro impegno politico - o forse il solo fatto di essere giovani e ambiziosi in un mondo chiuso, corrotto e stagnante.

La lettura parte leggera, intrisa di sentimento e ricordo malinconico, ma presto la drammaticità della scena politica entra nella vita del café a causa della persecuzione politica operata dal regime nei confronti dei giovani. Sono ragazzi normali, che assomigliano molto ai coetanei europei di quegli anni, forse più di quanto si possa dire per la vecchia generazione. Studiano all'università, si innamorano e simpatizzano per un'idea politica più che per altre; tuttavia quest'ultimo fatto è un grave errore in Paesi stretti nelle spire di servizi segreti paranoici e violenti, che agiscono senza regole.
E' ciò che succede ai protagonisti: vengono arrestati e torturati, interrogati e tenuti in condizioni inumane per settimane, senza la possibilità di parlare con le famiglie, di consultare un avvocato, di far sapere all'esterno ciò che è successo loro e, cosa davvero spaventosa, senza sapere di cosa sono accusati.
Ha un sapore quasi kafkiano questo stato anonimo che strangola il cittadino innocente senza nemmeno che si sappia il perché. I ragazzi, com'è ovvio, escono da quest'esperienza portando dentro di sé i segni indelebili delle violenze subite. Qualcuno prova a reagire, qualcuno perde la via e la voglia di vivere, qualcuno tradisce se stesso e tutti i propri ideali. E' un finale amaro, duro, quello che ci presenta Mahfuz, una generazione di potenziali dirigenti del Paese bruciata, spezzata, profondamente ferita.

Avrei voluto leggere questo libricino in un momento meno drammatico per il mondo arabo, vorrei non aver mai sentito parlare prima di gruppi come i Fratelli Musulmani citati (come gruppi eversivi, nemici del governo allora in carica) nella storia. Vorrei essermi avvicinata alla drammatica realtà della polizia segreta e della crudeltà dei loro metodi senza aver mai sentito il nome Regeni. Purtroppo, invece, questi nomi li abbiamo sentiti fin troppo spesso negli ultimi tempi e constatiamo con sgomento che il male rappresentato da Mahfuz non si è acquietato, anzi. Sarà banale, ma non posso fare a meno di chiedermi quando questo Paese ritroverà un briciolo di pace.

venerdì 6 maggio 2016

11. Ransom Riggs - Miss Peregrine's Home for Peculiar Children

Più riguardo a Miss Peregrine's Home for Peculiar ChildrenUn paio di settimane fa mi trovavo in Inghilterra per lavoro e nell'unico giorno di semilibertà ho approfittato di un paio d'ore d'aria per buttarmi in un centro commerciale alla ricerca di una libreria. Quando si dice la malattia...
Sono stata fortunata e di libri ne ho comprati cinque, con grande gioia della mia valigia e del portafoglio. Uno di questi è stato "Miss Peregrine's home for peculiar children" ("La casa per bambini speciali di Miss Peregrine"), romanzo fantasy young adult che negli ultimi tempi è venuto alla ribalta per un film in uscita a settembre ad esso ispirato.
Visto che mi piace cambiare, dopo i precedenti libri letti, un tantino crudi, mi sono buttata a capofitto in questa nuova avventura.

Il romanzo è esattamente ciò che mi aspettavo: leggero, avventuroso, con buone idee e una buona dose di mistero. I colpi di scena sono tanti e non del tutto scontati. Niente di trascendentale, per carità, non certo un premio Nobel per la letteratura, ma a volte serve anche qualcosa che ci faccia divertire senza troppe pretese.
Inoltre la peculiarità di questo romanzo è la grafica, di per sè deliziosa, impreziosita da una serie di fotografie d'epoca, una cinquantina in tutto, che sono parte integrante della narrazione e sono state l'ispirazione primaria dell'autore.

La trama, raccontata in breve e senza troppi spoiler, ruota attorno a Jacob, un ragazzino americano di sedici anni, che dopo un grave trauma decide di partire per un'isoletta del Regno Unito, alla ricerca delle proprie radici: infatti il nonno paterno aveva trascorso lì alcuni mesi durante la Seconda Guerra Mondiale, e aveva raccontato a Jacob storie incredibili dei ragazzini che abitavano con lui nell'orfanotrofio gestito dalla fantastica Miss Peregrine. Come si può ben immaginare, Jacob scoprirà che le cose sono molto diverse da come se le aspettava e molto più complicate...

Una delle cose che mi è piaciuta, e che è piuttosto tipica della letteratura YA, è che i buoni non sono poi così perfetti, sempre nel giusto. Miss Peregrine è palesemente una paladina del bene contro il male, eppure le sue azioni sono autoritarie, più che autorevoli, il suo comportamento nei confronti di Jacob è discutibile. La zona grigia che esiste nell'animo umano tra il tutto bianco e il tutto nero è il segno più evidente del passaggio dall'infanzia all'età adulta. Amo il modo in cui gli autori di romanzi per giovani adulti affrontano questo tema e in questa storia vedo un buon potenziale.

Un unico neo ha oscurato il piacere della lettura... Ho scoperto a tre quarti del libro che si tratta di una trilogia. Io ODIO le serie! Sì, perché poi sono costretta a leggere anche gli altri se no non dormo tranquilla, e in questo caso reperire i due volumi mancanti sarà un casino!
Insomma, non è un romanzo autoconclusivo. Anzi, è proprio uno di quei cliffhanger terribili, quelli che finiscono lasciando una scena in sospeso e che necessitano assolutamente della successiva parte della storia. Quindi o si è pronti a leggere tutta la trilogia e si hanno i seguiti sottomano, o è meglio rimandarla. Ah, ad averlo saputo prima...

Una nota conclusiva: dopo aver finito il libro ho riguardato con attenzione il trailer del prossimo film tratto da questo romanzo. L'avevo già visto, ma non gli avevo badato granché e in più non me lo ricordavo per nulla. Per l'ennesima volta posso prevedere che il film non c'entrerà una mazza col libro originale. Perché, mi chiedo, ostinarsi a cambiare la vicenda in modo così invasivo? Capisco i dettagli, o qualche taglio per alleggerire il film e renderlo più breve e godibile, ma modificare i personaggi cambiando loro i poteri soprannaturali? Questo decisamente non lo capisco... Temo che sarà l'ennesima delusione modello "Lo hobbit", che farà una pessima pubblicità a questo libro invece di incoraggiarne la vendita. Peccato...