domenica 13 marzo 2016

Le avventure di Sally Lockhart - Philip Pullman

Più riguardo a Un rubino nel fumo Pullman è uno scrittore davvero davvero strano. Dopo aver letto la trilogia di "His dark materials" (in italiano "Queste oscure materie") e questa serie di thriller d'ambientazione vittoriana mi chiedo una volta di più chi avesse in mente come lettore ideale al momento della stesura. Perché, nonostante sia universalmente riconosciuto come uno dei più talentuosi scrittori per l'infanzia - o meglio ancora per il pubblico degli YA (Young Adults) - questi romanzi non hanno affatto le caratteristiche che, a mio avviso, ci si aspetterebbe di trovare in un prodotto a loro destinato.

In primo luogo credo sia giusto presentare un po' questa serie. Si articola in quattro romanzi, solo parzialmente autoconclusivi (cosa piuttosto frustrante, per chi come me pensava di leggere un singolo romanzo e passare ad altro...), legati dalla protagonista, Sally Lockhart, benché nell'ultimo questa faccia solo qualche comparsa. Il primo e l'ultimo libro sono ambientati a dieci anni di distanza l'uno dall'altro e in generale ogni romanzo si colloca due o tre anni dopo il precedente, dando modo all'autore di far sviluppare in modo consistente la vita e il carattere di Sally e delle persone che la circondano.
Si parte quindi da una fanciulla adolescente che ha trascorso l'infanzia in India e che poi si è trasferita col padre a Londra, dove le vicende hanno luogo, per arrivare a una giovane donna con una famiglia, un lavoro e un bagaglio di esperienze, belle e brutte, assolutamente incredibile.

Più riguardo a L'ombra nel nord
La forza di Pullman sta, di sicuro, nell'ambientazione. A mio parere eccelle nelle descrizioni e la sua Londra vittoriana (le vicende si svolgono tra gli anni '70 e '80 del 1800) è di una realtà palpabile. In verità mi sono più volte trovata a prendere in mano una cartina di Londra per andare alla ricerca delle vie, dei ponti e delle piazze che egli cita di continuo, con una precisione ammirevole. Reperire una mappa della Londra vittoriana è pure semplice, ce ne sono molte disponibili online (ad esempio qui).
Ad ogni modo l'abilità di Pullman mi ha permesso di addentrarmi tra le mura grigie dei caseggiati londinesi, nel fumo delle strade umide di pioggia, punteggiate di parchi verdi e imponenti magioni aristocratiche. Mi piace il modo in cui l'autore si sofferma sui particolari nelle sue descrizioni e non disdegna di dedicare parte della propria attenzione alle classi sociali più umili del periodo: primi tra tutti i bambini di strada, quelli sfruttati, malati e violati da una società adulta assolutamente irrispettosa dell'infanzia. Non è una Londra edulcorata, quale potremmo aspettarci in una serie rivolta ai più giovani, quanto una testimonianza realistica e a tratti carica di critica sociale di un periodo storico molto ben definito. Insomma, un novello Dickens, con tutto il rispetto.
Non solo: Pullman non si è limitato a documentarsi per questi libri dando poi per scontate le conoscenze di luoghi, costumi ed eventi storici; si premura invece di dare spiegazioni chiare e puntuali per ogni cosa narrata, cosicché le vicende sono chiare a tutti, qualsiasi sia il loro background. Affascinante, ad esempio, la descrizione dello sviluppo della fotografia.

Più riguardo a La tigre nel pozzoCiò che invece proprio non capisco di Pullman è perché scelga sempre protagonisti intollerabili. Sally, che è figura di primo piano nei primi tre libri mentre appare di sfuggita nel quarto, ha un carattere insopportabile. Personalmente l'ho trovata una ragazzina arrogante, indisponente e testarda, che tende a fare sempre di testa propria incurante delle conseguenze delle proprie azioni e che col passare del tempo si dimostra anche abbastanza ignorante del mondo che la circonda. Purtroppo un carattere del genere offusca quelle che potevano essere, e restano comunque, le enormi qualità positive che possiede: è una ragazza tenace, con un forte senso della giustizia e uno spirito indomito che non si arrende mai di fronte alle difficoltà; inoltre non ha paura di sporcarsi le mani e può ben dire di essersi guadagnata ogni cosa che riesce ad ottenere.
Il problema, secondo me, non è nemmeno Sally in sé, in quanto anche gli altri personaggi principali della serie sono quanto meno irritanti. Jim, che compare nel primo libro come un ragazzetto tuttofare al limite della delinquenza e che diventa nel quarto uno dei protagonisti assoluti, è poco più simpatico e anche l'altra ragazza cardine della storia, di cui non dirò il nome per non fare spoiler, si rivela davvero un'egocentrica intrattabile. Tutti sono descritti come belli, bellissimi, vincenti nella vita nonostante facciano un sacco di errori e partano svantaggiati. Tutti li amano, tutti vogliono aiutarli, tranne coloro che immediatamente si rivelano i cattivi di turno. Uomini e donne cadono innamorati ai loro piedi. Insomma, l'effetto Bella di Twilight, meglio conosciuto come effetto Mary Sue, è assicurato.
Pullman pare avere un debole per questo genere di personaggi. La Lyra di "Queste oscure materie" ha fondamentalmente le stesse caratteristiche. Temo che non per tutti i lettori funzioni.

Oltre all'ambientazione, di questi quattro romanzi mi hanno sorpreso positivamente le tematiche. Temi forti, controversi, a volte duri da digerire. Nel corso della serie Pullman si concentra di volta in volta su argomenti diversi.
Più riguardo a La principessa di lattaNel primo romanzo, "Un rubino nel fumo", spicca tra gli altri il problema della droga, a quell'epoca rappresentata dall'oppio, che pervade tutta la vicenda. La critica all'uso di droghe è forte e Pullman ne mette in mostra le conseguenze devastanti sulla vita delle persone che ci cascano e sulle loro famiglie. Fa capolino anche il triste problema dello sfruttamento dell'infanzia, che è rappresentato alla perfezione dal personaggio di Adelaide, bambina orfana che vive nell'indigenza, malnutrita e trattata alla stregua di una schiava dalla proprietaria di una pensione. Infine l'autore mette in luce il problema della criminalità organizzata, in particolare la mafia internazionale che allunga i propri tentacoli in un mondo assai più moderno e globalizzato di quanto ce l'aspetteremmo.
Il secondo libro della serie, "L'ombra nel Nord", sviluppa il tema della rivoluzione industriale e pone la difficile questione dell'utilizzo delle nuove tecnologie per l'industria bellica. Per il resto questo è uno dei romanzi più deboli della serie, con gran parte delle risorse narrative incanalate nella costruzione di una storia d'amore che fatica a reggersi in piedi.
"La tigre nel pozzo", che dal punto di vista della trama presenta buchi e una macchinosità estenuanti, si rivela invece il più ricco di spunti di riflessione dal punto di vista delle tematiche. E' anche il più maturo dei quattro, con una profonda riflessione sulla società capitalista vittoriana e la teoria politica socialista, che in quegli anni si diffonde in tutt'Europa. Il famoso compromesso vittoriano è qui perfettamente descritto e al lettore restano pochi dubbi su quale sia il pensiero politico dell'autore. Buona parte della storia analizza anche le difficoltà e i pregiudizi legati ad una maternità al di fuori del matrimonio, problematiche ahimè ancora esistenti. Inoltre tocca il delicatissimo problema storico dei pogrom, dell'odio antisemita e dell'immigrazione. In questo Pullman è assai attuale, perché le condizioni e le situazioni descritte nel libro non differiscono poi molto da quelle dei rifugiati che in questi anni a migliaia fuggono verso l'Europa. Insomma, questa non è la prima né sarà l'ultima immigrazione di massa che l'Europa ha vissuto e le criticità sono sempre le stesse. Mi hanno colpito molto alcuni passi. Ad esempio il modo in cui viene descritto il seguito di Fox, politico nazionalista che si oppone all'immigrazione degli ebrei: "Il pubblico sapeva bene cosa avrebbe sentito, ma a nessuno dispiace sentirsi confermare i propri pregiudizi" commenta un po' amaramente l'autore, mettendo poi in bocca a Fox l'eterno tema del sesso: "Castità! La purezza... il diritto di nascita di ogni ragazza inglese, l'inviolabile tempio della sua femminilità, il suo gioiello più sacro... violato! Fatto a pezzi! Profanato e corrotto da questi mostri bestiali schiavi della lussuria e di ogni tipo di nefandezza." "Non c'è niente di meglio del sesso per infiammare gli animi della gente," dice Pullman. "Funziona sempre."
Tutta questa critica sociale decade un po' con il quarto volume della serie, "La principessa di latta". Cambia anche il tono e l'atmosfera, perché da Londra ci si sposta in uno staterello sperduto (e inventato) incastonato tra Germania e Austria. Il tema fondamentale del romanzo è, più classicamente, la lotta della verità contro gli intrighi dei poteri occulti, sicuramente una tematica che non passa mai di moda e che è un po' il cardine di tutti e quattro i libri di questa serie ma che qui assume una retorica a tratti un po' noiosa.

Di fronte a tanta critica sociale e a temi così forti colpisce, almeno per la mia sensibilità, la dubbia moralità della protagonista. E' ancora una ragazzina e già spara come una professionista, si intende di armi e non esita neppure per un attimo a uccidere un uomo per salvarsi la vita. Niente di male forse in questo, se non fosse che la signorina pare proprio un'estimatrice delle armi da fuoco e per tutto il resto della serie non si fa mai mancare una pistola nella borsetta. Non solo, ma spara più volte con l'intenzione di uccidere, pure premeditatamente. Sarà che sono abbastanza contraria alla violenza e alla vendetta privata di questo tipo, ma che tipo di messaggio voleva racchiudere in questo Pullman?
E poi Sally beve spesso e volentieri, per non parlare della bella fumatina d'oppio che si fa in "Un rubino nel fumo". Queste sono alcune delle considerazioni che mi hanno fatto pensare che l'autore non avesse proprio bene in mente il proprio lettore nella stesura dei romanzi: a mio avviso troppo semplicistici per un pubblico adulto ma dalla morale fumosa, forse poco adatta ai più giovani.

Anche la trama presenta buchi considerevoli e leggerezze inconcepibili. L'autore ha il difetto di costruire sempre trame estremamente laboriose e intricate per poi concluderle in un manciata di pagine, spesso con colpi di scena poco credibili o un vero e proprio deus ex machina. Alcune scelte dei personaggi, sia buoni che cattivi, non hanno senso né al giorno d'oggi né tanto meno in epoca vittoriana, e il personaggio di Sally in primis mette duramente alla prova la sospensione dell'incredulità del lettore. Quale ventenne nubile inglese a fine Ottocento, già accusata di prostituzione perché lavora in proprio e vive in una casa con quattro uomini celibi a cui non è legata da vincoli di parentela, sarebbe felice di una gravidanza inaspettata (per la quale non ci sarà un padre)? Non funziona neanche un po'.

Insomma, tante belle potenzialità in questa serie ma una riuscita zoppicante, che non mi ha convinto. Giudizio abbastanza negativo, più per delusione delle aspettative che altro.

4 commenti:

  1. Molte delle tue perplessità le condivido, sopratutto pensato a "Queste oscure materie" Lyra è insopportabile e anche lì c'era una commistione di tematiche e di situazioni che rendevano difficile pensare a una specifica fascia d'età (infatti alla fine non lo inserito i libri tra quelli consigliati per i miei alunni).
    "Un rubino nel fumo" l'ho letto negli ultimi anni delle elementari, fatico molto a ricordarne la trama nel dettaglio, ma all'epoca mi era piaciuto, non conoscevo i seguiti (ammesso che fossero già editi), in caso contrario li avrei letti di sicuro. Però, ecco, di solito ricordo qualcosa dei libri che ho letto anche millenni fa, ma Sally proprio non me la ricordo e questo immagino significhi qualcosa...

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    1. Non credo fossero tutti editi perché sono stati scritti nell'arco di una decina d'anni e l'ultimo è, se ben ricordo, di metà degli anni '90. Comunque mi ha proprio delusa, perché "Queste oscure materie" mi era piaciuto anche se mi aveva un po' perplesso per alcune scelte dell'autore. Probabilmente mi aspettavo qualcosa di simile, o comunque di memorabile. Non lo è stato...
      Sono felice che anche a te Lyra stesse sulle proverbiali scatole! A volte penso di essere io quella antipatica che trova sempre qualcosa che non va in tutto... Che a tratti è vero, ma non sempre!

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    2. Io ho abbandonato la serie perché iniziavo ad augurare alla protagonista ogni male...

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    3. La serie di Queste Oscure Materie? Peccato, sul finale soffre molto... ;)

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