domenica 28 febbraio 2016

6. Venere privata - Giorgio Scerbanenco

Più riguardo a Venere privataNon sono una grande amante dei gialli. Che si sappia, non mi piacciono gli hard boiled e in genere mi annoia abbastanza questo tipo di lettura. Sarà dunque facile immaginare la mia sorpresa quando, leggendo questo romanzo per il gruppo di lettura, l'ho trovato davvero godibile e particolare.
Scerbanenco ha un modo di scrivere intrigante, davvero insolito. Ciò che più mi ha colpito, fin dalle prime pagine, è la sua capacità di mischiare a scene crude e a tematiche forti battute e commenti ironici davvero divertenti e tutt'altro che fuori luogo. Questo linguaggio, così poliedrico, rende la lettura scorrevole e piacevole nel suo insieme, ed inoltre ha il gran pregio di alleggerire un po' la tensione dei colpi di scena più duri e di togliere un po' di solennità al protagonista, Duca Lamberti.

"Venere privata" è il primo libro di una serie il cui protagonista, il succitato Duca Lamberti, nel tentativo di rifarsi una vita dopo essere stato in galera, inizia a lavorare a stretto contatto con la polizia come una sorta di investigatore privato. Il personaggio di Lamberti è tratteggiato in modo molto chiaro e si svela a mano a mano tra le pagine del romanzo, rivelando un passato tormentato segnato da lutti e da un errore (o dovremmo chiamarla una scelta etica troppo ardita?) che ha distrutto tutto ciò che lui con il proprio impegno era riuscito a costruire. Un ex medico, profilo insolito per un detective, ma forse grazie a questo differente da ciò a cui siamo abituati.
Non che Lamberti brilli per empatia o tenerezza. Lungi da lui, è un uomo che ne ha viste tante, che ha nervi d'acciaio e si sa difendere. Uno che non si fa scrupoli e che dà alle cose il proprio nome, senza girarci tanto attorno. Un uomo affidabile, però, con grande professionalità e senso del dovere oltre a un amore per la giustizia (secondo se stesso, chiaramente) che lo porta a scelte anche estreme. Non è un romantico né si tira indietro quando c'è da rischiare - anche quando a rischiare la pelle sono gli altri e non lui. Insomma, un bel personaggio a tutto tondo, in cui ogni tassello va dritto al proprio posto senza forzature.

Scerbanenco ha uno stile fluido e un ritmo narrativo davvero accattivante, cosicché il racconto non langue mai. Dopo aver letto questo libro ho guardato qualcosa sulla sua biografia e sono rimasta basita di fronte alla sua immensa produttività narrativa. Un grafomane nel vero senso della parola. Non ho idea della qualità del resto delle sue opere, ma se tanto mi dà tanto questo autore ha regalato al mondo parecchie ore di delizioso intrattenimento sul filo dell'inquietudine e non. Sicuramente a me ha fatto venir voglia di leggere il seguito di questo romanzo: si tratta di una quadrilogia e i titoli sono quasi tutti abbastanza famosi. Voci di corridoio mi hanno sussurrato che il terzo capitolo della saga sia una mazzata incredibile, ma se un'anima buona me li presterà sarò ben lieta di giudicare da me. (N.d.a.: ieri sera mi sono stati prestati. Gioiamo! Grazie Tenar! :) )

Al centro delle vicende, quasi fosse uno dei personaggi principali, troneggia Milano. Si tratta della Milano dei primi anni '60, in pieno boom, ricca ed elegante, ma ancora vivibile, sebbene si profili all'orizzonte un'atmosfera sempre più fredda e impersonale, sempre meno a misura d'uomo. Pur vivendo parecchio vicino al capoluogo lombardo non conoscevo l'esistenza di Metanopoli e leggerne la storia è stato affascinante (no, le notizie su Metanopoli non sono contenute all'interno del romanzo, ma sono schiava della mia curiosità e di Wikipedia). Anche la figura dell'industriale con la "fabbricheta", oggi diventata una maschera caratteristica della zona, mi ha divertito. Mi è parso di ripercorrere un pezzetto della vita dei miei genitori, sentire l'odore delle strade su cui camminavano da ragazzi, e per calarmi ancor maggiormente nel periodo storico mi sono lasciata trasportare dalle note dei successi radiofonici di quegli anni. Il mix è stato un successo.

Il romanzo, ad ogni modo, riesce a trattare, tra le righe di un omicidio/suicidio e delle indagini di Lamberti, temi molto caldi e attuali tuttora: la prostituzione e il suo sfruttamento, la malavita organizzata, l'alcolismo e le sue radici nel disagio psicologico, l'eutanasia. Scerbanenco è modernissimo nella scelta delle tematiche e anche nella descrizione delle donne: i personaggi femminili da lui creati non sono quasi mai eteree e fragili icone della femminilità stereotipata, quel tipo di ragazza che ha bisogno di un uomo vero per sentirsi al sicuro; sono invece donne forti, decise, che soffrono ma non si arrendono, che lottano e fanno le proprie scelte in modo indipendente, a volte sbagliando, ahimè, in modo clamoroso. Sarà stata la figura di sua madre e delle donne con cui è cresciuto a ispirare Scerbanenco? Comunque sia bisogna rendergli merito di una descrizione del femminile finalmente al di fuori degli schemi.

Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo, anche solo per passare qualche ora di relax in compagnia di un libro che ne valga la pena. Recuperando gli altri romanzi della serie, mi riservo di fare una seconda puntata su questo autore, forte di qualche dettaglio in più. Comunque uno scrittore che vale davvero la pena di conoscere a fondo.

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